Description
Ci dividiamo oggi volentieri in tribù, ma non ci separiamo in gruppi ostili solo in base alla lingua o alla provenienza etnica: anche le differenze di mentalità ci mettono gli uni contro gli altri e ci rendono «stranieri morali», pur vivendo fianco a fianco. Le culture wars di oggi alimentano i conflitti armati, contrappongono le identità, dividono i sessi, fanno discutere e censurare, stravolgono la storia e spesso cancellano diritti e libertà.
Milena Santerini esplora alcuni dei conflitti culturali più evidenti partendo dalla demitizzazione dell’idea stessa di cultura, un concetto mai statico, bensì in continua trasformazione.
Oggi, in un mondo sempre più connesso, crescono le emozioni ostili e il disimpegno di attenzione, di cura e di solidarietà. La censura cancella l’altro, percepito troppo spesso come minaccia, e la memoria diventa un campo di battaglia. Mentre mentalità autoritarie pretendono di riaffermare la supremazia bianca, le minoranze oppresse rischiano un wokismo vittimista e intollerante.
Emblematico in questo contesto è il confronto maschi/femmine, complicato dal nuovo ruolo delle donne; il rapporto tra sex e gender rappresenta visioni diverse del mondo, ma anche tra i femminismi si affermano sguardi differenti su cosa sia una donna. E mentre gli immigrati sono bersaglio di uno storytelling tossico, di discriminazione ed esclusione, le guerre combattute sul terreno usano armi vere, fatte di metallo, acciaio e sangue. Ma tutte le contrapposizioni affondano le loro radici in un bagaglio culturale che legittima la violenza.
Esplorare i territori dell’altro come i propri è dunque l’unica strada per ricomporre le fratture che ci minacciano.
Milena Santerini esplora alcuni dei conflitti culturali più evidenti partendo dalla demitizzazione dell’idea stessa di cultura, un concetto mai statico, bensì in continua trasformazione.
Oggi, in un mondo sempre più connesso, crescono le emozioni ostili e il disimpegno di attenzione, di cura e di solidarietà. La censura cancella l’altro, percepito troppo spesso come minaccia, e la memoria diventa un campo di battaglia. Mentre mentalità autoritarie pretendono di riaffermare la supremazia bianca, le minoranze oppresse rischiano un wokismo vittimista e intollerante.
Emblematico in questo contesto è il confronto maschi/femmine, complicato dal nuovo ruolo delle donne; il rapporto tra sex e gender rappresenta visioni diverse del mondo, ma anche tra i femminismi si affermano sguardi differenti su cosa sia una donna. E mentre gli immigrati sono bersaglio di uno storytelling tossico, di discriminazione ed esclusione, le guerre combattute sul terreno usano armi vere, fatte di metallo, acciaio e sangue. Ma tutte le contrapposizioni affondano le loro radici in un bagaglio culturale che legittima la violenza.
Esplorare i territori dell’altro come i propri è dunque l’unica strada per ricomporre le fratture che ci minacciano.
Notes biographiques
Milena Santerini, già docente ordinaria di Pedagogia presso l’Università Cattolica di Milano, dirige il Centro di ricerca sulle relazioni interculturali ed è vicepresidente della Fondazione Memoriale della Shoah. È stata deputata al Parlamento tra il 2013 e il 2018, coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo e General Rapporteur on combating Racism and Intolerance del Consiglio d’Europa. È autrice di diversi libri, fra cui La scuola della cittadinanza (2010), Da stranieri a cittadini (2017) e La mente ostile (2021).