Descripción
Non sapevano niente; sapevano ma non parteciparono; si erano limitati a passare gli ordini; erano contrari alla Soluzione finale, ma come opporsi? Il 20 novembre 1945 si apre il processo che sarà considerato da molti pietra miliare del diritto internazionale e verrà celebrato nella città-simbolo del Reich millenario, Norimberga, che vide i raduni del Partito nazista e diede nome alle leggi razziali. La città rasa al suolo dalle bombe alleate, che per un capriccio della sorte avevano risparmiato il palazzo di giustizia e la prigione. Alla sbarra, i massimi gerarchi nazisti chiamati a rispondere di crimini immani per i quali non c’è nome né esatta contezza; a giudicare, otto membri per le quattro potenze vincitrici. Il mondo intero, dunque, guarda all’Aula 600 quando Leon Goldensohn, psichiatra militare ebreo americano, varca le porte del carcere di Norimberga. Per la scienza, è un’occasione irripetibile: il suo compito è individuare col dovuto distacco professionale la patologia che – dev’essere così – accomuna quella manciata di uomini spiegando le loro aberrazioni. Per sette mesi, quasi ogni giorno, si reca nelle celle, annotando con precisione conversazioni, visite mediche, test psicodiagnostici e sedute terapeutiche. I suoi incontri ravvicinati con Göring, Dönitz, Hess, von Ribbentrop, Rosenberg, Streicher, von Schirach, tra gli altri, sono una testimonianza dal valore unico documentale e umano. Mentre il medico ascolta in presa diretta menzogne e reticenze, deliri egotici e ossessioni degli imputati, non smetterà mai di cercare il germe del male, il peso della colpa.
Tranne che con i loro avvocati, ai prigionieri era pratica - mente precluso qualsiasi contatto umano, sicché non sorprende che fossero disposti a parlare con gli psichiatri e gli psicologi che lavoravano nel reparto medico del distacca - mento di sicurezza interna del Consiglio superiore statunitense a Norimberga. I medici potevano accedere più o meno liberamente agli imputati a qualsiasi ora.
«Senza averne necessariamente consapevolezza, i gerarchi nazisti rivelano come i sistemi totalitari producano il consenso, quando non l’entusiastica partecipazione al Male. Una lettura agghiacciante». Booklist
«I taccuini di Norimberga sono la prova lampante della banalità del male». Kirkus Reviews
«Goldensohn induce queste anime dannate a uscire allo scoperto». Newsweek
«Queste pagine trascinano a forza il lettore nell’incubotico paesaggio mentale del Terzo Reich». The New York Times
Tranne che con i loro avvocati, ai prigionieri era pratica - mente precluso qualsiasi contatto umano, sicché non sorprende che fossero disposti a parlare con gli psichiatri e gli psicologi che lavoravano nel reparto medico del distacca - mento di sicurezza interna del Consiglio superiore statunitense a Norimberga. I medici potevano accedere più o meno liberamente agli imputati a qualsiasi ora.
«Senza averne necessariamente consapevolezza, i gerarchi nazisti rivelano come i sistemi totalitari producano il consenso, quando non l’entusiastica partecipazione al Male. Una lettura agghiacciante». Booklist
«I taccuini di Norimberga sono la prova lampante della banalità del male». Kirkus Reviews
«Goldensohn induce queste anime dannate a uscire allo scoperto». Newsweek
«Queste pagine trascinano a forza il lettore nell’incubotico paesaggio mentale del Terzo Reich». The New York Times
Notas biográficas
Leon Goldensohn (1911-1961), medico e psichiatra newyorkese, figlio di ebrei immigrati dalla Lituania, entrò nello staff medico a Norimberga, a un mese e mezzo dall’inizio dei lavori, e si occupò della salute mentale degli imputati. La sua morte improvvisa, a cinquant’anni, gli impedì di scrivere un libro sulla sua esperienza. I taccuini con gli appunti delle sue visite in carcere rimasero dimenticati per oltre cinquant’anni, fino alla loro riscoperta da parte dello storico Robert Gellately, cui dobbiamo la curatela e la corposa introduzione a questo volume.
