Description
Esposizione Universale di Bruxelles, 1958. All'interno del Padiglione IBM scorrono le immagini del cortometraggio The Information Machine di Charles e Ray Eames che raccontano la storia evolutiva dell'essere umano come profondamente intrecciata all'ascesa tecnologica e delle macchine calcolatrici.
A meno di settant'anni da quell'evento, si stima che ogni giorno vengano generati circa 2,5 quintilioni di byte di dati, archiviati su dispositivi sempre più sofisticati, alimentando una crescente infrastruttura digitale in cui il Data Center si fa trasposizione dell'archivio della memoria umana. È possibile identificare il contenitore di dati uno 'spazio senza uomo', un luogo in cui la presenza umana è del tutto marginale. Si tratta di spazi da sempre esistiti, architetture necessarie spesso relegate a una trattazione meramente utilitaristica: dagli antichi horrea romani alle fabbriche automatizzate, dai depositi ai centri logistici.
Le pagine che seguono tentano di dare risposta ad alcuni imprescindibili interrogativi: Il Data Center è un organismo architettonico? È possibile identificare uno spazio ibrido di interscambio tra uomo e automazione? Se il paesaggio è da intendersi nella sua dimensione attiva di spazio di relazioni, potranno gli 'spazi senza uomo' diventare spazi ospitali?