Il cinico non è adatto a questo mestiere

Editore:
Anno:
2012
ISBN:
9788866322658

€7.99

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Description

È sbagliato scrivere di qualcuno senza averne condiviso almeno un po' la vita. È uno dei temi portanti del Cinico non è adatto a questo mestiere. Conversazioni sul buon giornalismo, un libro parlato sul mestiere del giornalista, sulle sue difficoltà e le sue regole, sulle responsabilità degli intellettuali che fanno informazione oggi. Come si raccontano la povertà, la fame, le guerre? Per essere dei buoni giornalisti bisogna essere mossi da motivazioni etiche? Che rapporto c'è tra realtà e narrazione? Come muoversi tra ricerca della verità e condizionamenti del potere? È vero che la televisione e Internet hanno irreversibilmente cambiato il modo di fare giornalismo?


Biographical notes

Ryszard Kapuściński è nato a Pinsk, in Polonia orientale - oggi Bielorussia - il 4 marzo 1932. Subito dopo la laurea all'università di Varsavia aveva iniziato a lavorare come corrispondente estero dell'agenzia di stampa polacca Pap, per cui ha lavorato fino al 1981. Nel 2003 è stato candidato al Nobel per la letteratura.
Le sue testimonianze di quarantasette anni di viaggi in oltre cento paesi del mondo, dall'Asia all'Africa, dall'America Latina all'ex impero sovietico, sono raccolte in una ventina di libri tradotti in oltre trenta lingue.

Cittadino del mondo e portavoce delle minoranze, Kapuscinski ha ottenuto molti premi e riconoscimenti a livello internazionale, tra cui il premio dell'Associazione internazionale giornalistica nel 1976, a Helsinki; il premio Viareggio-Repaci nel 2000; il premio Grinzane Cavour a Torino nel 2003 e, nello stesso anno, il prestigioso premio Principe de Asturias.
Tra i suoi libri ricordiamo Il Negus, Imperium, Ebano, Shah-in-Shah, pubblicati con Feltrinelli. È morto a Varsavia il 24 gennaio 2007. "Ryszard Kapuściński è una delle figure di scrittore più originali e complesse dell'attuale scena internazionale. E' autore di memorabili opere di storia contemporanea a cavallo tra reportage giornalistico e grande letteratura". (Maria Nadotti)

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