Description
Una segreta documentazione conservata gelosamente per secoli, poi dispersa, svela l'istituzione nell'autunno del 1556 di una Repubblica fiorentina in esilio, mai altrimenti conosciuta. Tentativo giuridico oltre che politico, di opposizione al ducato mediceo di Cosimo de' Medici polemicamente definito "tiranno".
Le vicende di questo II volume si dipanano tra Roma e Lione. Dopo una serie continua di sconfitte militari subite in Toscana dai repubblicani malgrado il sostegno militare francese, ad opera dei reparti medicei e degli alleati imperiali, i dispersi si rifugiano a Roma che si affolla così di padri nobili del repubblicanesimo (Giannotti e Cavalcanti), capitani di ventura, mercanti, maestri di posta, e spie e sicari medicei. Nella notte della disperazione e dei tradimenti, sfolgora la luce del nuovo pontefice: il grande inquisitore e grande riformatore della Chiesa romana, Paolo IV Carafa, anche grande nemico dell'Impero asburgico. Rinasce la speranza di riprendere la guerra per la Repubblica e la 'libertà' a Firenze. A Lione il 'cartello' dei grandi banchieri antimedicei (Strozzi, Altoviti, Guadagni, Gondi…), prestatori della corona di Francia, appronta operazioni finanziarie di sostegno alla guerra (non solo per amore di libertà: è anche un affare). La triangolazione bancaria con Venezia dei crediti lionesi per Roma individua i capisaldi e la filiera della rete di assistenza al sogno repubblicano: l'asse Albizzo Del Bene – Francesco Nasi, a Roma Annibale Rucellai e Giovanni Della Casa, e consulenti e complici in un affresco sociale impensato.
Ma si profila il rischio della pace; l'Impero asburgico e la Francia trattano e convengono d una tregua. La pace stabilizzando l'ordine internazionale soffoca gli aneliti di libertà. A volere la guerra è l'oligarchia borghese antimedicea, sia quella fuoriuscita colpita dai bandi di ribellione e confisca dei beni, sia quella celatamente repubblicana rimasta a Firenze, dove il 'tirannico' ducato mediceo ha per contro un forte sostegno plebeo. I fuoriusciti fiorentini operano col cardinal nipote, Carlo Carafa, contro la pace. È la guerra. Roma rischia un nuovo sacco, ma a Lione la 'banca' antimedicea crede nella vittoria. E organizza la Repubblica fiorentina in esilio.