Description
Un nodo palomar lega l'opera di Kafka all'inventario integrale delle passioni tristi. Come un tic, chi incappa nell'apparente illogicità di un mondo altamente burocratizzato, infernale nella sua razionalizzazione dell'assurdo, dove il potere è spersonalizzato e il soggetto precipita tra le sue grinfie senza apparentemente opporre la minima resistenza, tende a rispecchiarsi negli antieroi kafkiani. Kafka è così diventato il nome dell'impossibilità a esercitare un'efficace contropressione rispetto a una masnada di poteri.
Questo libro, che ha volutamente carattere sperimentale, fa i conti con un sospetto: che questa diagnosi immediata, continuamente ripetuta, non sia sufficiente per comprendere l'opera di Kafka. E che, anzi, forse ne manchi irrimediabilmente il bersaglio. E se la critica sfrontata del potere, nelle sue molteplici forme, che Kafka imbastisce fosse in realtà tutt'altro che disperata e rassegnata, ma piuttosto un dissimulato invito a posizionarsi per prepararsi all'azione?
L'idea è che Kafka lasci in eredità, come un messaggio in bottiglia, il compito di non lasciarsi anestetizzare dallo stato di cose, non conciliarsi con il mondo così com'è, non rassegnarsi all'ineluttabilità del potere. Ma per assolverlo è necessario nominare il potere, stanarlo da dove si è nascosto per poter prosperare meglio, facendo così finalmente i conti con una spiazzante verità che Kafka bisbiglia: che i primi agenti del potere, e dunque i suoi migliori complici, siamo proprio noi.
Biographical notes
Ernesto C. Sferrazza Papa insegna Filosofia politica all’Università di Roma “La Sapienza”. Ha svolto attività di ricerca e insegnamento in numerose istituzioni accademiche (Rijeka University, Fondation Maison des Sciences de l’Homme, Universidad Católica de Chile, Università di Salerno, Vilnius University). I suoi lavori sono dedicati prevalentemente alla tradizione filosofica moderna e contemporanea, al rapporto tra spazio e politica e alla dimensione politica della letteratura.