Description
Quando il Maresciallo Pétain si recò in visita a Marsiglia nel dicembre 1940, la Prefettura di polizia effettuò perquisizioni, arresti e rastrellamenti, soprattutto tra i rifugiati politici in attesa di visto. In nome della Patria e dell’Ordine –
quello della Rivoluzione cosiddetta nazionale
– si decise anche di trasferirne un gran numero in pieno mare a bordo di un transatlantico per tenerli lontano dalla città. Victor Serge fu uno di loro.
La dicitura «apatride» sulla sua carta
di soggiorno (provvisoria) e il suo patronimico
Kibal’čič avevano infatti destato i sospetti di un ufficiale di polizia. Quando questi gli chiese se fosse ebreo, Serge rispose: «Non ho quest’onore!». Pur consapevole dei rischi che correva, volle dimostrare così la sua solidarietà
verso quel popolo perseguitato. Del resto
da diversi anni – come il lettore scoprirà
in questo volume – informava il pubblico dalle colonne dei giornali sulla sorte disumana inflitta agli ebrei di tutto il mondo, denunciando le ideologie e le politiche xenofobe e antisemite.
Come scrive Jean Rière nell’introduzione,
Victor Serge ci mostra che «non nasciamo umani, ma che lo diventiamo – semmai – solo lavorando senza sosta su noi stessi e, spesso, contro noi stessi: nulla è mai scontato o definitivo. Non si
dice forse “far prova di umanità”? Il che
significa: decisione, volontà, realizzazione.
Serge, Brecht, Niemöller: o il rifiuto del fatalismo, della rassegnazione e dell’indifferenza».
Biographical notes
VICTOR SERGE (Viktor L’vovič Kibal’čič, Bruxelles, 1890 - Città del Messico, 1947) è stato un rivoluzionario e scrittore russo.
Figlio di un esule fuggito in Belgio, nel 1919 raggiunse la Russia rivoluzionaria partecipando attivamente alla sua vita
politica. Nel 1924, alla morte di Lenin, si avvicinò a Trockij. Nel 1933 fu arrestato e mandato in Siberia; dopo tre anni, in
seguito anche alla pressione di numerosi intellettuali francesi, venne rilasciato. Espulso dal paese, continuò in Francia la sua attività di scrittore e intellettuale fino al 1941 quando riparò in Messico, dove è morto in povertà il 17 novembre 1947. La sua opera principale è l’autobiografia Memorie di un rivoluzionario 1901-1941.
